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Del Gemelli. | 283 |
La mattina del Mercordi 13., colla guida d’un mulato, che mi condusse per la selva, lungo la riva d’un buon fiume; uccisi alcuni fagiani reali. Avendo poi fatto cader vivo un cinghiale, il male accorto mulato corse, e lo prese per un piede; onde la fiera voltatasi, gli passò da parte a parte il braccio, colle taglienti zanne. Dee notarsi, che quantunque i cinghiali d’America non mandino fuori alcuno escremento, per quel bellico, che dissi avere sopra la schiena, un palmo lontano dalla coda; ne tramandano però un’odor cosi reo, che se non si taglia subito dopo ucciso, infetta tutta la carne, sicchè non si può mangiare. Ritornai in casa l’istesso dì, pieno di Garrapattas; animaletti silvestri, come piattole, che dalle piante s’attaccano agli abiti de’ viandanti, e penetrano sino alle carni; tal che abbisogna gran forza, e diligenza a trarsele di dosso.
Il Giovedi 14. feci apparecchiare all’uso d’Europa il cinghiale, e poi ne feci parte al Governadore. Si diede il Venerdi 15. la paga alla milizia, coll’assistenza del Governadore, nella Contadoria Reale. La notte un gran vento Settentrionale danneggiò l’Ospedale, ed altre case della Città; e i vascelli, ch’erano nel porto stettero
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