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Del Gemelli. 255

nire a rottura con Montesuma. Andò adunque (preceduta ambasciata) con cinque suoi valorosi Capitani al palagio dell’Imperadore; e quivi altieramente rimproveratolo della poca fede usata, gli disse: che per tutti i versi lo volea prigioniere fra’ suoi, per assicurarsi della sua fedeltà, altrimente si disponesse a morire. Iscusossi quegli, promettendo la soddisfazione; e quanto alla sua priggionia, rispose, che ciò non conveniva; però sbigottito dalle spade de’ Capitanj, e dalle parole di D. Marina l’interprete, che gli diede ad intendere il pericolo, in cui si trovava; offerse per ostaggio due sue figlie, e un figlio: e replicando Cortes, ch’era necessaria la sua persona; si risolse alla fine di porsi in palanchino, e venire al quartiere, dove fu posto (con guardie) in un’appartamento. Venivano Signori, ed altri vassalli, da lontanissime parti, per loro affari, a trovarlo, ed entravano nella sua camera co’ piedi nudi; e non per dritto, ma per lato, con gli occhi bassi, e mantelli ordinarii, deposti i preziosi. Giunti in sua presenza, faceano tre inchini; e quando si partivano non aveano da voltar lo spalle. Vennero carcerati i quattro Capitani, ch’aveano ucciso Scalante; e Cortes


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