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Del Gemelli. 233

non si ponno mangiare, che dopo essersi tenute tre dì in casa. Questi Mulati fanno buon filo, detto Pita (per cucire scarpe) di una certa erba, come Maghei, che essi coltivano.

Mi vidi in questo luogo in gran travaglio, bisognandomi di passare a guazzo un gran fiume. Facendo in fine della necessita virtù, Io, e uno Spagnuolo d’Orizava, ci facemmo guidare da uno di quei Mulati: e giunti alla riva del fiume, facemmo passare lui prima, sopra una mula alta; e vedemmo, che l’acqua giungeva alla groppa. Or non potendosi tornare in dietro, feci ripassare il Mulato sopra l’istessa mula, a lasciar dall’altra riva le mie valige, nelle quali erano i manuscritti: e quindi, raccomandatomi a Dio, mi posi con molto timore, a passare ancor’io il rapido fiume, colle gambe nude: e quantunque ciò si facesse per due rami dei medesimo; pure l’acqua copriva quasi la mia mula, e mi bagnava le coscie. Giunti in fine, mercè del Sig., dall’altra riva, e ripigliato coraggio, ci accorgemmo, quanto indegni di scusa sariamo stati, se il mulato ne avesse scherniti amendue, andandosene colla mula, e con tutto il nostro avere: cioè di lui miile pezze; e di me i manuscritti di quattro anni,


e quat-