secoli a noi più vicini, ne sono state recate a capo. Chi avrà udito mentovare la penosa navigazion d’Ulisse, penserà senz’alcun dubbio, che egli spaziosi Mari, e ben distanti Terre per veduta avesse comprese; ma se dritto poi vorrà riguardare, assai maggior tempo gli sarà d’uopo, a legger cotal peregrinazione in Omero, che a farne una simigliante. I travagli di Enea, venedo dalla Grecia in Italia, che gran cosa potran sembrare oggidì a un che mezzanamente sia andato ramingo? e pure il Poeta con tante parole gli magnifica, che non par che vi sia chi non debba molto il suo Eroe, da tante Deità perseguitato compassionare. Ma tutto ciò mi sembra un nulla, quante volte vado fra me stesso considerando, quella gran follia d’Alessandro, soprannominato il Grande, il quale appena soggiogata buona parte d’Asia, narrasi, che piangesse, perche non vedea altri Mondi, da poter conquistare: e pure se Aristotile suo Maestro non avea perduto il cervello, poteva avergli fatto conoscere, quanto grande spazio rimanea nel Mondo, in cui stava, ove neanche il grido delle sue vittorie era giunto. In somma ovunque rivolgo il pensiero, non veggo che una prodigiosa vanità de