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310 Giro del Mondo

che oltre la nausea, che mi cagionavano mi mettevano in forse, se il desinare era di grasso, o di magro. Se tal volta si uccideva qualche gallina, fra tante persone era un nulla.

Addolciva queste amarezze, nella fine del desinare, un poco d’acqua, e zucchero; non se ne dava però, che un picciol cocco, onde più tosto accendeva, che smorzava la sete, Ne ajutò per un mese la divina provvidenza in parte co’ Tuberoni, e Cacciorrette, che si prendcano; che arrostite, o bollite, erano di qualche sollievo.

Dee per altro compatirsi colui, che tiene un’altro a sua tavola; perche la lunghezza del viaggio porta seco tutte queste incomodità. Certamente coloro, che prendono questa cura, spendono migliaja di pezze d’otto, in far le provvisioni necessarie di carne, galline, pesce, biscotto, riso, cose dolci, cioccolata, ed altro; in tai quantità, che dal principio del viaggio sino all’ultimo, non si dismette giammai a tavola il dolce, e due volte il dì il bere la cioccolata: e di questa i marinaj, e’ Grumetti consumano tanto, quanto i più ben agiati. Alla fine però la lunga dimora in Mare consuma il tutto; tanto più, che in


po-