so i poveri. Ne fanno conserva, e vino assai migliore di quello di palme; e di quello di pome, che si sa, nel Tirolo. Questa frutta mangiata cruda ristringe; e quando è molto matura, per lo contrario rilascia lo stomaco. Cotte le foglie giovano all’enfiamento di gambe; e gl’Indiani, riducendole in polvere, si curano dalle battiture della settimana santa. Di frutta d’Europa non ponno assaggiare gl’Isolani, perche il terreno non è capace di produrle: e sebbene, nel Castello di Cavite, vi sia qualche vite d’uva moscata, non la porta però bene a maturità; come nè anche i fichi, e le melegrane del Convento de’ PP. Gesuiti dell’istessa Terra.
Tutti i mentovati sin’ora, servono solamente per diletto del palato; quegli alberi però, che recano utile insieme, e diletto, e ne’ quali consiste, per lo più, il patrimonio de’ migliori delle Filippine, sono le palme. Se ne contano sino a quaranta spezie; però fra le principali, che danno il pane cotidiano, si è primamente quella, detta da’ Tagali Toro, da los Pintados Landan, e da’ Molucchi Sagu. Ella, a differenza delle altre, nasce, e cresce naturalmente, senza coltura, sulle rive de’ fiumi. Non s’innalza molto; però tie-