Pagina:Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. V.djvu/16

4 Giro del Mondo

bene accomodar l’affare, con buona somma di pezze da otto; onde verso mezzo dì si partirono tutti ben contenti.

Liberati dalle pretensioni del Doganiere s’apprestò la mensa, e si desinò allegramente. Finito il desinare, vedendosi cominciar la corrente opportuna, si tolse l’ancora; e a seconda della medesima cominciammo a farci avanti; poiche non era il vento troppo favorevole. Giunti alla Fortezza della Barra, ci accodammo tanto a terra, che il Petacchlo diede in secco; però un Biscayno pratico, appellato Savaletta, usò tal diligenza, con un’ancora, che lo tirò subito fuor di pericolo. Salutata la Fortezza, collo sparo di cinque pezzi, de’ sei di bronzo, che portava la Nave, continuammo il cammino. A mezza notte però demmo fondo in alcune Isole, discoste dodici leghe da Macao. Venne la notte una Lorgia, o barca, con alcune balle di drappi per lo piloto; ed essendosi, coll’occasion dello scaricare, nascosti dentro il nostro Petacchio un Moro, e un’altro schiavo di Timor, per passare in Manila; il Capitano lo fece trovare, e per forza porre nella loro Lorgia: con tutto che il Moro, per non esser discacciato, dicesse, di volersi far Cristiano.


Il