chè l’ordinario cibo è la morischetta, o riso cotto in acqua schietta; e ne’ dì festivi solamente carne.
Il vino si tragge dalle palme, tagliando il ramo prima, che faccia il fiore; e così quel sugo, che dovea salir su, a nutrire il frutto, cade ne’ vasi, a ciò destinati; siccome fra di noi sarebbe la vite, tagliata in certi tempi dell’anno. Come che tal licore ha un poco dell’acido, i poveri vi pongono alcune corteccie d’alberi, che gli dan colore, e un tal sapore più piccante; e allora si chiama Tuba. I ricchi, prima che s’inacidisca, lo distillano, più, o meno, secondo che vogliono farlo più, o meno gagliardo; e poi lo serbano a guisa d’un’acquavite, chiara, che riesce di qualità molto disseccante. La bevanda, detta Chilang, altro non è, che sugo di canne di zucchero, bollito un poco sul fuoco; onde ella è del colore del vino, e del sapore del zucchero. I Bisay ne fanno un’altra col riso, e l’appellano Pangati. Pongono primamente in un vaso certe erbe, con alquanto lievito; poi le cuoprono di riso, sino alla metà del vaso, e finalmente d’acqua. In tal guisa si fermenta, ed acquista l’acqua grandissima forza, e densità; onde per servirsene, fa d’uopo versarvi su mol-