che vuole altrui dar morte. Tanto è ciò vero, che tenendo il Padre Alessio Gesuita in scarsella, casualmente, una di tai nocciuole, trovata nel giardino; venuto un’Indiano, ad avvelenarlo col soffio d’erbe velenose, in vece di fargli male, egli medesimo svenne a veduta del Padre. Richiedendosi la cagione di sì fatto accidente, altri Indiani confessarono il vero (come coloro, che sono intendentissimi della virtù delle loro erbe) e così scopersero la maravigliosa forza di tal frutto. Bevuto nel vino, nel modo suddetto, è anche ottimo per far vomitare ogni veleno. Secondariamente, giova contro i dolori colici, e mali venti, portata addosso, come la Tumbaga, o presa nel vino. Terzo, toglie i dolori di ventre, e di stomaco, presa in acqua. Quarto, val contro lo spasimo, bevuta, e applicata sulla parte. Quinto, giova alla difficultà di partorire, ed è di tal forza, che applicata prima del tempo può cagionare sconciatura. Sesto a’ dolori uterini. Settimo, per morsicature d’animali velenosi; così applicata sulla parte offesa, come presa in bevanda. Ottavo, contro il morso del verme Basul (che si truova nelle Filippine) presa nella medesima guisa. Nono, contro le feb-