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sotto i Re Cinesi; ma di presente sono tre volte più, a cagion della gran quantità di cavalli, che il Re Tartaro mantiene.

Oltre tutte queste cose, riportate dal citato Padre Magaillans, si conducono alla Corte bovi, montoni a porci, oche, anitre, polli, ed altri animali dimestici; e quantità d’ogni spezie di cacciagione, e parimente di pesci. Tutte sorti d’erbe sative, e frutta[Chap. XVI p. 169. e 170.]; così verdi, e fresche in mezzo del Verno, che in Primavera; tanta è l’industria della nazione, in conservarle, in luoghi a ciò destinati. Si porta anche olio, butiro, aceto, e tutte sorti di spezierie; vini preziosi di diversi luoghi; differenti sorti di farine, di pane, e di biscotti; e perciò si rende impossibile sapere la quantità di tutte le cose, che ogni giorno entrano nel Real palagio.

Sin qui ho trascritto ciò, che narrano Padri Magaillans, e Cuplet[Confuc. Imper. Sinarum pag. 108.]; però io, con meno parole farò capire a chi legge l’immense ricchezze di questo Monarca. I suoi sudditi (quando anche volessimo toglierne cento milioni, da’ trecento, che scrive il P. Bartoli) sono ducento milioni, secondo le comuni relazioni. Or da


essi