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no tutti quelli, che noi abbiamo in Europa, e molti altri, che non abbiamo noi; perche quanto all’abbondanza, si scorge dal basso prezzo. Come che la lingua Cinese è molto laconica, e la loro scrittura altresì: eglino esprimono quasi tutte quelle cose, con sei lettere, o sillabe: le due prime sono ú-co, e significano le cinque principali sorti di grano; cioè riso, formento, avena, miglio, piselli, e fave; a’ quali si possono aggiugnere varie sorti di legumi; come fagiuoli, ceci, e cicerchie. Le due altre sono Lo-hio; cioè sei sorti di carne di animali domestici, che sono il cavallo, il bue, il porco (ch’è eccellentissimo) il cane, il mulo, e la capra. Le due ultime, Pe-quó, significano cento sorti di frutta; cioè pere, (e fra l’altre una spezie particolare, detta Goyavas) poma, nespole, sorbe, persiche, uve, melaranci, noci, castagne, melegrane, cedri, limoni, lazzeruole (però non della bontà delle nostre) pinnocchi, pistacchi, ed altre.

Proprie del paese ve n’ha molte; come a dire, fichi d’India, ananas, ed altre d’Asia, altrove abbastanza descritte. Uno, che chiamano Vivas, è affatto particolare della Cina: egli maturo è di color


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