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passano più diserti in una settimana con un sacco di farina sulla groppa del cavallo, e nutronsi de’ cavalli, e camelli: quando i Cinesi son sì delicati, che vogliono andar alla guerra con tutti gli agi, nè pretendono passar oltre i confini, quando quelli vengono lor meno. Onde l’Imperadore per non veder brugiare il suo paese (ben distante da Pekin) da 150. m. cavalli, che porrà in campagna quel Re Tartaro, procura di tenerlo contento con grosse somme d’argento, che gli fa capitare, o per ogni via d’impedir, che non si renda più potente; mentre l’unico capitale dì coloro è la guerra, della quale, e di ruberie vivono; non avendo altro capitale, che l’arco, e freccie.

Vedendo il P. Pereira, che quel Regolo Ambasciadore stava molto dolente per la mal condotta ambasceria, s’offerse egli d’andare al Campo de’ Moscoviti, per ripigliare i trattati della pace. Ricusò il Tartaro da prima, dicendo, che i Moscoviti erano uomini fieri, che l’avrebbono ucciso: ed egli ne sarebbe tenuto darne conto all’Imperadore, che gli l’avea consegnato. Anzi nò, disse il Padre Pereira: eglino son persone molto ragionevoli, e costumate: ed io volentier


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