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qualità, vennegli all’incontro una persona destinata dall’Imperadore per quello ricevere: e presolo con molta venerazione, e cortesia, portollo dentro al padrone.

Presa licenza il P. Grimaldi da’ Mandarini, i quali l’avean accompagnato, mi disse, che per non avere i Padri qualche rimprovero per la mia venuta, conveniva, che mi facessero vedere all’Imperadore, acciocche poi venendolo colui a sapere per mezzo de’ due Paggi, non se ne sdegnasse: come avvenne altra volta, per non avergli dato notizia d’un Padre della Compagnia, ch’era entrato in Pekin infermo per curarsi; e che perciò io attendessi quivi, ch’egli m’introdurrebbe dal Re: ingegnandomi frattanto le cerimonie, che io doveva usare. In effetto dopo un’ora venne un domestico per avvisarci, che ci avanzassimo; per lo che passammo quattro cortili ben lunghi, circondati di appartamenti, e di stanze di differenti architetture, che sorpassano l’ultima sala quadrata fabbricata sopra le porte della comunicazione. Le porte, per cui passavamo da un cortile all’altro, erano d’una grandezza strana, larghe, alte, e ben proporzionate, fabbri-

     Parte IV. I cate