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non mai bevono, o si lavan con acqua fresca; facendosi maraviglia degli Europei, che ciò usano.

In que’ luoghi non nasce riso per cagion del clima freddo (sentendolo io di que’ tempi, benche portassi pelliccia, e calzoni imbottiti di bombace, e calze di pelle col pelo a rovescio) onde suppliscono a tal mancanza col grano, facendo pane ripieno di cipolle tagliate ben minutamente, il qual pongono a cuocere al fumo, traversando alcune stanghe sopra una caldaja che bolle, per porvi la pasta: la quale ne riman cruda, come prima, che mangiata poi si pone su lo stomaco, come una pietra. Altri osti danno a mangiar lasagne sottilmente tagliate. Usano eglino nondimeno per compenso del riso il Taufù, o fagiolata, che è la delizia loro, poiche serve d’intingolo alle loro vivande un così morbido sapone. Sogliono farlo di fagioli bianchi macinati, e ridotti in pasta, de’ quali abbonda molto il Norte: benche il facciano ancor di grano, e d’altre vettovaglie.

Mercoledì 26. di buon’ora prendemmo un boccone in Chiay-Xoìì: e al vespro passammo per la Villa di Zuxien, picciola, ma cinta di mura. Nel borgo di


quel-