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luogo due miglia di larghezza, e profondità a bastanza; con due ore di giorno dopo 12. m. di cammino giugnemmo nella Città di Pukeu posta a sinistra del medesimo fiume. Tiene il muro di quella dieci miglia di giro, chiudendo dentro e colli, e monti, e piani disabitati, perciocchè la Città ha poche case, piacendo più a coloro di viver ne’ Borghi, che sono ben lunghi. Pernottammo in quello di Tien chya alla riva del fiume, ove passai la notte allegramente col Dottor Cinese, bevendo vino di riso, benche sì caldo, che mi scottava le labbra: essendo costume in Cina di ber caldo, e mangiar freddo. Le tante cortesie, che usava meco il Dottore, eran troppo a me nojose: mentre le si prendevan i due bastoncelli d’avorio per mangiare, bisognava, che precedesser molte cerimonie prima: se s’incontrava, se si dava, se si riceveva, nell’entrare, nell’uscire, nel bere, e in ogni altra azzione, benche naturale, fa di mestiere il ceremoniale Cinese: usando della parola Zin, ch’appresso loro è l’erba bettonica di tutte le cortesie; poiche s’alcuno lascia di praticarle, è stimato incivile, e barbaro. M’importunò tanto il Dottor la sera a far porre i due miei ser-

     Parte IV. G vidori