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gia sostenuto da più colonne. Egli è aperto per tutti i lati: e sol vi sono all’intorno balaustri, e sedie di marmo per potere scorger da tant’altezza la Città tutta; chiamasi da’ Cinesi Quansintay. Vidi quivi un’altra iscrizione fatta ad onor dell’Imperadore, la seconda volta, ch’egli vi andò: la qual stava entro una gran sala, o loggia di nuovo allor fabbricata, e dipinta all’uso di quel paese. Era intagliata in una pietra nera con geroglifici, non già incavati nella pietra, sicome noi usiamo far nelle nostre lapide, ma rilevati su la faccia di quella: il qual’uso è appresso coloro in tutte le loro lapide. Mi dissero, che que’ caratteri aveva lor dati di sua mano il medesimo Imperadore, acciocchè sì s’intagliassero.

Sopra questo monte era una Pagode detta Cuni miau con due Pagodini allato del cortile, e più Idoli di sconcissime figure. Entrai nella principale, e ve ne vidi uno con la faccia macchiata, come un Covello di commedia, il qual chiamano Cecoali. Alle spalle di quello rivolta, girandosi dietro dall’altare, vedevasi la statua d’un’altr’Idolo, che chiamavano Tauzù, tutta dorata: il qual stava a sedere, con una mazza in mano, e con la co-


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