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loto, in mezzo a molte montagne. La sua parimente fangosa Fortezza, governata dal Subà, è fornita di circa 400. soldati tra fanti, e cavalli; e di sette piccioli pezzi d’artiglieria.

In sito più eminente era per l’addietro un’altra Fortezza; ma passatovi ad espugnarla dodici anni prima D. Francesco di Tavora Conte d’Alvor, e V. Re di Goa, con un corpo di 10. m. soldati; la battè sì bene, che in poco tempo vi fece larga breccia. Il Savagì, che n’era Signore, venuto con 12. m. cavalli di soccorso, obbligò il V. Re a levare l’assedio, e ritirarsi. Passò poi nell’Isola di Salzette, S. Stefano, ed altre vicine a Goa; e ponendo a sacco e a fuoco più luoghi, menò cattivi nelle sue Terre molte centinaja di naturali: e da essi fatte portar le pietre dell’abattuta Fortezza nell’alto d’una montagna, verso Mezzodì (due miglia discosta da Pondà) vi fece fabbricare la picciola Fortezza, che oggidì si vede: appellandola Mardanghor, cioè Forte de’ Valenti.

Questo Castello superiore è tenuto in nome del Re da 300. soldati, sotto un Kilidar, o Castellano, il quale ha di soldo 200. Rupie al mese, assegnate sopra alcuni Casali. Per esser piazza (come si


dice