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Del Gemelli. 59

quelle legna danno qualche poco di alimento più nobile al fuoco, che d’ordinario fanno dello sterco de’ loro animali. Quello, che mi arrecava maggior maraviglia si è, che in sì gran penuria d’alberi, non lasciavano, e villani e gentiluomini, di portare nelle mani alcuni bastoni da essi detti Ascù.

Eravamo di parere di passar quel medesimo giorno in Sultania; ma per riguardo de’ cavalli, che il giorno antecedente aveano fatto 40. miglia, e più per non esporci all’ardore del Sole; mutata in meglio la risoluzione, ci recammo in un luogo di Caffè, a riposarci tutto il Venerdì 25. godendo intanto il fresco al mormorio d’una copiosa, e fredda fontana, che scaturisce nel mezzo; anteponendo questa dimora a quella del buon karvanserà, che era in Zingan. Vennero i Rattar al Caffè, ma non ardirono dimandar cosa alcuna. Dopo cena montammo a cavallo, accompagnandosi con noi dieci Turchi, e due Soldati del Re. Camminammo senza lanterna per paese piano ed arido, colla chiarezza del Cielo; e passati dopo 9. miglia per lo picciolo Karvanierà di Disà, al far del giorno il Sabato 26. fatte 15. altre miglia, giugnemmo in Sultania.


Que-