Pagina:Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. II.djvu/20


A chi

Molte Città dalle fiamme, molte annientite dal mare, moltissime da’ tremuoti abbattute, infinite dall’aspre guerre furono al suolo uguagliate; sicchè appena le vestigia de’ già famosi templi, e de’ sepolcri de’ maggiori additar se ne ponno. Dove, per Dio, sono oggidì sette differenti Atene, 1 diciotto Alessandrie, tredici Antiochie, ventiquattro Apollonie, nove Arsinoe, dieci Afrodisie, venti Eraclee? Dove la quercia di Dodone, e le sorti Prenestine? dove la bella Tempe? dove la calda, e dilettevol Baja? dove Ercolano, e Pompejano, che già furono ornamento de’ nostri lidi? dove l’Apollo di Cuma, colle ridicole reliquie delle ossa della Sibilla, 2 e delle zanne del Cinghial d’Erimanto? Adunque siccome noi molto agli antichi Scrittori siamo tenuti, mercè de’ quali, ne abbiamo al dì d’oggi qualche conoscenza; così, potendo allo stesso infortunio ogni altra Città del Mondo in brieve soggiacere, riconosceranno da noi coloro, che hanno avvenire, il saper quelle cose, che a’ loro tempi più non saranno.

Da tutto ciò che sin’ora è detto, ben puoi, Lettor mio caro, per dritta estimazion comprendere, che l’intento dell’Autore in pubblicando questa opera, non è miga di venire in riputazione di valente uomo, che, per sua modestia, confessa non essere; ma bensì, al meglio che può, manifestandoti quanto, con sommo affanno, e sollecitudine ha veduto, in una lunga peregrinazione di cinque anni, cinque mesi, e ventuno giorni; esserti in qualche modo d’utilità. In ciò ha seguitato prontamentamente l’onesto consiglio di Cicerone, il qual


dice:
  1. Abrah Berkel. in dedie frag. Stephan.
  2. Pansan. in Phocitis.