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A chi |
patria; ma a quella dolcezza, ed amor della patria dee andar congiunta l’affezion di giovarla, e colle pregiate opere di procacciarle onore1
Gratum est quòd patriæ civem, populoq; dedisti,
Si facis, ut patriæ sit idoneus ______
Or quanto egli sia commendevole l’andare, per varj paesi, i diversi costumi degli uomini disaminando, le varie forme di Governo, e tutto ciò, che la Natura di più raro produce; e in quanta utilità, e gloria della patria insieme ridondi, non è qui mia intenzion di dimostrare. Ciascheduno che delle buone arti ha qualche contezza, ben sa che l’accortezza, e senno d’Ulisse, per chiara fama a tutto il Mondo palese, non altronde ebbe il suo cominciamento; sicchè Diodoro Siciliano ebbe a dire:2 Egli si fu sapientissimo estimato colui, che sovente la Fortuna trovando nemica, molte Città, e costumi conobbe: e Cassiodoro: Sovente volte egli è d’uopo abbandonar la Patria, per potere savio divenire: Ulisse d’Itaca se a ciò non si fusse condotto, forse che di lui alcun conto non si terrebbe; sentimento tratto da Ennio, il quale cantò:3
Multei, quia domi ætatem agerent, propterea sunt improbati.
E per non andar cercando testimonianze da’ favolosi racconti degli Argonauti, e dalle maravigliose imprese di Ercole, che si vanta a appresso Sofocle4 d’aver tutta la Terra sgombra di mostri; io non veggo laude, ch’agguagliar possa il valore di Amerigo Vespucci, anzi di Cristoforo Colombo, che nel 1492., giusta l’opinion più ricevuta, fu
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