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Del Gemelli. 105

do tutti questi PP. i Rogam per le loro fondazioni; poi gli Armeni ne ottenessero così facilmente altri contrari; imperciocchè il Re stava in una continua stupidità di mente, nè si governava, che per bocca d’altri. La vita, ch’egli menava, non so se debba chiamarsi vita. Risvegliato dal profondo sonno, cagionatogli da’ spiritosi vini di Sciras, e d’altri luoghi di Persia, cercava di bel nuovo da bere; nè potendo sostenere egli il bicchiere, il suo coppiere glie ne porgea tre ben pieni. Indi preso alquanto dì vigore, ne prendea tre altri di sua mano, e passeggiando poi continuava a bere sino a tanto, che di bel nuovo vinto da’ fumi del vino, si poneva a dormire; e così fra il sonno, ed un’ombra di vigilia passava indegnamente i suoi giorni. Ne’ medesimi Consigli non poteva astenersi di bere; ed allo spesso fatto preda del sonno, bisognava, che si terminassero i congressi senza far nulla.

Persone degne di fede mi raccontarono, che avendo il Grande Scia-Abas ucciso il Re degli Usbechi, del cranio di costui, incastrato in oro, fece farsi una tazza; e che il Re, di cui ragioniamo, costumando di beverci nelle pubbliche so-


len-