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le, fattagli relazione de’ miei viaggi, gli disse; che io non era altrimente Religioso della Compagnia, ma un Secolare, che viaggiava per curiosità. Nel ritorno ch’egli fece a casa, sopravvenne il P. Domenicano, e pregollo dì rappresentare al Mussellin, che nè anche egli era della Compagnia, ma Domenicano, che andava in Persia mandato dal suo Generale: e che non essendo la sua Religione compresa nell’ordinanza fatta a richiesta degli Armeni, gli procurasse la licenza di partire. Ma le parole del Consolo nè per me, nè per lui giovarono appresso quel Barbaro, il quale solamente col suono dell’argento si sarebbe piegato alle nostre dimande.

Si offese gravemente il P. Villot, che il P. Domenicano fusse andato dal Preschet a dir tai cose: onde adirato venne a dirmi la sera, che ogni uno facesse il meglio che poteva, perche egli co’ compagni avea il Firman per potere passare in Persia. Io gli risposi, che attendesse pure a’ fatti suoi, perche Iddio non avrebbe mancato di darmi il suo ajuto. Sin dalla mia partenza d’Italia avea preveduto, e m’era preparato a soffrire pazientemente tal sorte dì travagli; onde

Parte I. Ee senza