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380 Giro del Mondo

io non era altrimente Veneziano, nè persona sospetta, ma della loro nazione, e ben conosciuto. Mi condusse il Brunetti dal Capitan Bassà, e Provveditor generale dopo l’escarcerazione, e parlò loro in mio nome.

Liberato da quella penosa carcere, in cui pareva un rumore infernale quello, che facevano le catene di mille schiavi, che allo spuntar dell’alba andavano al lavoro de’ vascelli, e galee; fui la mattina a desinare con Giovanni e David Mener, e Madama di costui moglie: e senza perder punto di tempo, immediatamente dopo andai a trovare il Rais d’una saica, che partiva per Trabisonda; patteggiando una camera separata per me quattro piastre.

I Padri Gesuiti, che aveano avuto a male, che io andassi nella loro camera, pure ebbero bisogno di prendere altro imbarco; imperciocchè eglino non volendo avere il disagio di dormire due notti in Mare sopra la saica, in cui erano le mie, e loro robe, si trattennero nel Convento aspettando, che nell’ora del partire lo Scrivano venisse a chiamargli: ciò che avendo persuaso anche a me, mi fur cagione della prigionia. Quietato il vento venne fedelmente lo Scrivano; ma


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