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stesso; e lasciando il servidore in custodia della roba, mi posi in una picciola barca, e dopo sette ore (per lo vento contrario) giunsi in Galata: osservando intanto lungo il Canale, che buona parte delle di lei mura son cadute, senza pensare i Turchi a rifarle. Mi disposi il Sabato 27. di ritornare alla barca, per prendere le mie robe, acciò non andassero in Dogana. Non mi riuscì il disegno, perocchè andandole all’incontro con un Caicco, la trovai giunta alla punta del Serraglio, e richiesto il Rais, che mi dasse le mie valige, mi disse, che non poteva farlo, per stare a vista della Dogana.

La Domenica 28. andai in Dogana con Mr. Mener, e con gran stento si contentò il Doganiere per un semplice diritto; pretendendolo doppio, senz’aver riguardo ai Tascarè di Alessandria; e dicendo, ch’era Regno separato, dove la Dogana (come quella d’Aleppo e Seide) è adeguata dal G. Signore a’ Bassà, che vi governano.

Paslai il Lunedì 29. a Costantinopoli, non ostante il divieto dell’officiale Turco. Trovai una galea sul punto di partire, per traggettare in Asia un Bassà, che andava alla Mecca, a visitare il San-

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