Pagina:Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. I.djvu/388

354 Giro del Mondo

come se fusse stato mio servidore. Gli altri Maomettani mi si mostravano eziandio cortesi, e fra gli altri un Moro di Tunisi regalommi di caffè, e melloni.

Il Venerdì 12. camminammo per montagne asprissime, incomodati molto dalle nevi, ch’erano in terra, e da quelle, che attualmente cadevano dal Cielo. Dopo 24. miglia di cammino fatte in otto ore, giugnemmo circa mezzo dì in Curiungiuch, picciolo Casale posto fra’ monti: onde ebbi agio di riposarmi. In paese di Turchi non si truovano luoghi abitati, che uno, o due al più in una giornata; e perciò fa di mestieri adattarsi il più delle volte alla comodità de’ Xan, o Karvanserà. E quì mi rammenta, che quei barbari si servono dell’istesse parole, nasi nasic (che significa cavalcare suo padre, e madre) e Giaur, per far camminare i cavalli, che sogliono dire per ingiuria a’ Cristiani, sempre che ne incontrano. I viveri non sono molto cari nel cammino, avendosi per un parà sette uova, e per dieci una gallina; buoni melloni d’Inverno per due para l’uno, e per altrettanti pane bastante per un giorno.

Il Sabato 13. di buon’ora ci ponemmo a cavallo, e dopo aver fatto 53. miglia


di