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Del Gemelli. 353

so, come fariano altrove. Al fine di questa strada passammo un grosso fiume per un ponte di legno.

Giovedì 11. prima dell’alba ci ponemmo in cammino, però come che si andava con molte bestie da soma, non si fecero in tutto che 32. miglia, o dieci ore di strada (per esplicarmi all’uso Turchesco) quanto si conta sino al Cunac di Jalembi. Egli si è certamente di grande incomodo il viaggiare in tale stagione con Turchi; imperciocchè eglino non solamente non danno spazio alcuno di riposo a’ cavalli, ma nemmeno tempo di ristoro a’ viandanti; ond’è, che mi faceva d’uopo servirmi tra via dell’istessa bardella (non usando quei mulattieri selle) per mensa. S’aggiunse poi l’angustia del Karvanserà, che ne obbligò da senno, a stare in conversazione colle bestie; ed io in particolare feci il mio letticciuolo sulla mangiatoia, dopo aver molto stentato a farlo asciugare, avendolo seco tratto nel fiume il mio servidore Armeno, quando vi cadde scioccamente da cavallo. Per altro poi il mio Catergì avea un ragazzo molto discreto, che per pochi parà, che io gli donava di quando in quando, mi serviva attentamente,

     Parte I. Z come