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346 Giro del Mondo

glianza fra me, e’l suo creditore) che gli cassassi l’istrumento. Per disingannarlo di tal pazzia, gli dissi sinceramente la mia patria, e nome; e non credendo a’ miei detti, scrissi su d’un foglio di carta, acciò riscontrasse il mio carattere con quello del Messinese, e si togliesse tale impressione dalla mente.

Giunse il Martedì 2. una Caravana da Persia numerosa di 120. belli cammelli, e carica di sete fine, e grosse; però i mercanti, a causa de’ ladri, non si risolverono di partire con sì picciola compagnia; onde fu di mestieri, che io prendessi altre misure, essendo svanito il disegno di andare per la Natolia. In Smirne frattanto serviva di trattenimento, e di commedia l’errore dell’Anconitano. Un’amico la mattina del Mercordì 3. venne a dirmi, che colui era ancora pertinace in voler, che gli cassassi l’istrumento, e che non vi eran parole da potergli persuadere, che io non era altrimente il Messinese: e che perciò mi avrebbe fatto chiamare di nuovo avanti il Consolo, sicuro che io sarei andato carcerato, se non faceva ciò ch’egli volea; mentre sua moglie avea molta mano col Consolo, il quale senza alcun dubbio non le avrebbe rifiutata sì


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