Pagina:Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. I.djvu/363


Del Gemelli. 329

luogo solitario, e tenendo addosso 40. zecchini, ritornai in dietro di buon passo: e seguitandomi quegli in fretta, mi posi a fuggire fuori la piazza. Ivi vedendo il Giannizzero un suo compagno, gridò, che mi prendesse, come in fatti fui arrestato, non avendo ove scampare. Questi Turchi dopo avermi cercata tutta la persona, nè trovatovi cosa alcuna, mi condussero nell’Esquì-odalar ivi vicino; dove presentatomi avanti un’uomo (che io credei ufficiale) mi accusarono di spione: ed avendomi quegli interrogato in buon’Italiano, gli risposi, ch’era per curiosità entrato a vedere i sepolcri. Soggiunse, che non si potean vedere per la gran sospizione de’ Turchi, però, che per all’ora mi scusava come forestiere, che non sapeva il costume del paese: ma che avvertissi di non ritornare più in Costantinopoli, e che di buon passo passassi in Galata; incaricandomi dì più, che ringratiassi il Turco, che mi riponeva in libertà. Parve a me di sentire un’Angelo Protettore, che mi liberava dalle carceri; e senza dubbio era qualche rinegato Italiano, perche ne parlava meglio di me. Ben di fretta adunque me ne ritornai in Galata, che pensava di non avere


a ri-