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Del Gemelli. 265

gno freddo intollerabile; non fecero altro tutta la notte, che bruciar carboni, per scaldarsi un fianco, mentre l’altro si tornava ad agghiacciare sulla morbidezza delle tavole. Io da dentro, sentendo bene spesso soffiare il fuoco col mantice, non faceva altro, che ridere, e dire, che l’uomo della buona legge passava una pessima notte, e quello della mala si riposava in un comodo letto, e camera. Al far del giorno si partì il povero Turco con le labbra gelate.

Martedì 29. andai a caccia nel Casale di Caragascì, abitato da’ Greci; onde mi convenne passare il fiume Tungia, vicino la Città dalla parte di Oriente, sopra un ponte di dieci archi, detto da’ Turchi Jenìchiuprì (cioè a dire, Ponte nuovo); cento passi più avanti il fiume Merici, sopra un ponte di legno, e Copra un’altro la palude. Vengono ad unirsi questi fiumi a mezza lega dalla Città. Poca caccia potei fare così solo; sapendo il Giudeo più di lingua, che di caccia.

Cadde gran quantità di neve il Mercordì 30. che cagionò eccessivo freddo; con tutto ciò volli uscire il Giovedì ultimo del mese, e per mia ventura incon-


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