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264 Giro del Mondo

ve (che mi avea fatto dar la camera) e mi riferì, che avea avuto parole con quel Turco, il quale era venuto con temeraria inciviltà a farmi uscire dalla camera, per entrarvi in mia vece: dicendo, che per esser egli uomo giusto, e di buona legge, ed io di cattiva, ed infedele, dovea esser preferito: tanto più, che era stato altre volte nella medesima camera. Vancleve gli rispose, che la camera era stata presa per un Franco, che non avrebbe mai sofferto tal villania da lui; e che poteva altrove provvedersi: ma il Turco persistendo nella sua impertinenza, lasciate avanti la porta le robe suddette; borbottando se n’era andato dal Cadì, per far eseguire ciò che diceva. Ciò udito, serrai la porta, ed attesi, che venisse; come in fatti di là ad un’ora ritornò, e bussò la porta tre volte, ma io non volli aprire, e lo mandai in malora: di maniera tale, che vedendo pari difficoltà in me, e nel Cadì (che non avea voluto pigliare impegno con Franchi); si pose la notte al coperto d’una loggia, aperta per tutti i lati, e freddissima; essendo in tempo, che il paese era tutto gelato con tre palmi di neve. Ivi patendo egli, e’l suo compa-

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