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chevole sulla ferratura, e nel quale spiega principi di sovente opposti alle teorie dei Lafosse. Dopo avere indicate le regole da seguirsi nell’azione di fabbricare il ferro, prescrive misure geometriche, dalle quali risulta che il ferro deve essere distribuito, per mezzo degli stampi, in nove parti. Raccomanda pareggiar dovunque il piede regolarmente, ed applicar ferri i di cui quarti sieno molto prolungati; vuole inoltre che il ferro sia contornato in modo, che la punta si trovi rilevata ed i gambi leggermente abbassati. Questo modo di borditura, detto a barca, ha per iscopo principale di stabilire, nel tempo della posata, un certo vacillamento, e portare il punto d’appoggio nel centro del piede, non già sui talloni e sulla forchetta, siccome lo vuole Lafosse.

Parlando del corno e del modo col quale è organizzato, Bourgelat riconosce in questo solido tre parti, la viva, la semiviva e la morta. Secondo lui, la circolazione non si opera che nella prima, una semplice trasudazione ha luogo nella seconda, e la terza è interamente arida; giudica che l’accrescimento si effettua solo nella parte viva, che le due altre sono per così dire spinte da una azione meccanica; ed aggiunge che l’accrescimento dello zoccolo deve essere più rapido, in ragione della minore estensione delle parti semivive e morte. Secondo lui, il corno si riproduce tanto più presto, quanto più l’ugna è assottigliata, e quando la parte viva offre minori ostacoli al fluido circolatore. Partendo da questi principii, consiglia, allorchè un quarto è più basso