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della sua dura disciplina, contro cui le forze avverse non debbono prevalere.
Abbiano tutti sempre ben presente la vita del Duce, il Suo ardore di volontà, che è il fuoco col quale tutti, particolarmente i giovani, debbono temprare il loro carattere.
Quando vedo marciare i giovani alla presenza del Duce, mi sembra di scorgere, nel loro volto, i segni della Sua forza e della Sua volontà d’impero.
In Dottrina politica e sociale del Fascismo il Duce ha fissato le ragioni che rendono necessaria una educazione guerriera alla gioventú fascista, e ne ha chiarito la duplice finalità.
I giovani fascisti fermino bene, nello spirito, il pensiero del Duce.
È assurdo credere alla possibilità della pace perpetua o attribuire importanza alle costruzioni internazionalistiche e societarie.
Il pacifismo è rinuncia alla lotta, è viltà di fronte al sacrificio.
«L’orgoglioso motto squadrista “me ne frego”, scritto sulle bende di una ferita, è un atto di filosofia non soltanto stoica, è il sunto di una dottrina non soltanto politica: è l’educazione al combattimento, l’accettazione dei rischi che comporta, è un nuovo stile di vita
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