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su Roma e segnò, Capo del Governo il Duce, l’inizio della rivoluzione totalitaria.
Resta fermo, però, che nulla può contribuire alla educazione spirituale e morale dei giovani, alla formazione fascista della loro coscienza, quanto la vita e gli scritti del Duce.
Egli ha detto: «Il Fascismo non fu tenuto a balia da una dottrina elaborata in precedenza, a tavolino: nacque da un bisogno di azione e fu azione...»
«Gli anni che precedettero la Marcia su Roma, furono anni durante i quali le necessità dell’azione non tollerarono indagini o complete elaborazioni dottrinali. Si battagliava nelle città e nei villaggi. Si discuteva, ma — quel ch’è piú sacro — si moriva. Si sapeva morire.»
Egli ha fissato la posizione dottrinale del Fascismo; e se i Suoi Discorsi segnano il cammino ininterrotto della Sua attività, nel Suo scritto Dottrina politica e sociale del Fascismo ha condensato l’unità del pensiero che lo ha guidato e lo guida nel plasmare il destino del popolo italiano.
Il compito di impartire ai giovani i princípi della dottrina fascista è oggi reso piú facile dalla pubblicazione de Il primo libro del Fascista, che tutti — ufficiali, dirigenti, educatori — de-
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