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tenti, o da qualche fotografia male riuscita e tale da non permetter loro di apprezzarne il merito ed intravedere l’originale sotto i restauri, coi quali si pretese di correggerlo e d’ingentilirlo. A ogni modo è da notare, che gli storici predetti riconoscendo nel dipinto la maniera del Frate vi riconoscono eziandio quella di Tommaso, poiché sappiamo che egli «aveva preso la mano di Masaccio sì, che le cose sue in modo simili a quelle faceva, che molti dicevano lo spirito di Masaccio essere entrato nel corpo di Fra Filippo» 1.

Si può ammettere che il disegno delle figure sia alquanto duro e che sia un po’ forzata la posa, ma la grandiosità maestosa del gruppo colpisce come un’apparizione superiore; e sotto le lisciature del pennello profano traspare e si riconosce il maestro nei volti ritratti dal vivo e pieni di gravità, nel piegare largo delle vesti e nella felice novità del rappresentare con figure veramente umane la maternità divina. Le particolarità aggraziate del dipinto non diminuiscono, e tanto meno distruggono l’impressione che lo spettatore riceve e che solo le creazioni dei grandi artisti hanno la virtù e la potenza di produrre. La Madonna di San Biagio con la sua espressione caratteristica e, se vuolsi, anche fredda e poco devota, somiglia ad una delle impassibili e severe matrone di quei tempi, ritratta dal pittore tal quale la vedeva, ed offerta agli sguardi del pubblico come figurazione visibile ed umana di cosa misteriosa e celeste.

  1. Vasari, Vita di Fra Filippo Lippi, ed. cit., II, p. 613.