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Il libro del comando | 45 |
che l’avete a lui, intendono anche gli altri, non dubitate.»
— Il capoccia promise di dirglielo. Passa una sera, ne passano due, e Pietro seguitava come se nulla fosse. Batteva l’un’ora, ed entrava in casa; pareva il padrone lui. Le figliole domandavano al babbo:
«O non glielo avete detto ancora?»
— Ma, o non aveva avuto tempo, o non lo aveva veduto; insomma c’era stato sempre qualche intoppo. E Pietro intanto sotto sotto se la rideva.
— Le ragazze principiarono a stizzirsi e la maggiore, che era la più risoluta, una sera disse al capoccia:
«Sentite, babbo, dobbiamo far pochi discorsi; o quelli astori non vengon più a veglia, o si va a letto quando i polli.»
«Ma....»
«C’è poco da dir ma: il perchè ve l’ho detto prima d’ora. Se sapeste le proposizioni che ci fanno que’ tre ignoranti, allora forse forse....»
«Stasera, stasera....»
«Sì, sì, siamo sempre alle solite!»
— Quella sera Pietro fu anche più sfacciato. La sera dopo, appena sentirono picchiare, le ragazze, che si erano bell’intese fra loro, non stettero a far discorsi, presero il lume, se ne andarono in camera, e si chiusero dentro.