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Il libro del comando 31


quattro mesi son troppo lunghi: verrebbe a noia anche a contare i giorni. E poi per maggior consolazione, il medico vedeva il caso brutto: ogni volta che ci veniva tentennava li capo, e diceva che, se guarivo, facevo un bel fare. Già anche loro, se l’azzeccano, l’azzeccano, e le più volte non ci dànno. Allora ero uno dei lavoranti della fattoria. La mia donna fece un cor risoluto, andò dal fattore, e gli disse:

— Quell’uomo è lì in quel letto, siamo alla disperazione; per l’amor di Dio, ce lo dia un sacco di grano da fare il pane! Se il mi’ Paolo guarisce, glielo sconterà in tante opere, e se non guarisce...... sarà quel che Dio vorrà! Il fattore ce lo dette il grano; e l’ho tenuto sempre a mente, perchè se non era lui si moriva tutti di fame. Eran tutti buoni a dire: Poverino qui, poverino là, ma nessuno ci dava nulla: Già i più non l’avevano per sè! A poco a poco mi ritornò un po’ di fiato, come Dio volle, ma stetti tanto tempo a strascicarmi carponi come una bestia! Mi strascicavo dal letto fino all’uscio, e lì mi mettevo a sedere a goder un po’ di sole, ma le più volte mi toccava a farmi riportare in casa, perchè non mi reggevo punto punto.

— E dove stavate allora?

— Dove si sta ora; a momenti la vedrà