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170 | Fioraccio |
— Così era lui!
— Chi lui?
Alla domanda di mia moglie mi avvidi di aver discorso troppo e di essermi confessato senza volere. Non le volevo dir nulla, ma alla fine glielo dovei dire. Mi provai a mangiare e non potei. Andai a letto. Mi ero mezzo addormentato, quando sentii aprir l’uscio di casa: mi misi in orecchio, e sentii come ruzzolare il calderotto e la mezzina per terra.
— C’è gente! — mi disse mia moglie.
— Ho sentito — risposi, — stai zitta! — Si sentì rumore di nuovo.
— Levati, c'è gente!
Mi levai, accesi il lume, andai in cucina, ma non c’era nessuno: le mezzine erano sull’acquaio, il calderotto attaccato al suo posto. L’uscio era chiuso colla stanga. Stetti un pezzetto in ascolto: nessuno. Ritornai a letto, si fece giorno, ed ancora non mi ero riaddormentato. Le mezzine e il paiolo seguitarono a ruzzolare sempre tutte le notti alla medesima ora. La mattina, fuori, trovai la vecchia, che aveva assistito Fioraccio. Mi fermò, mi discorse di lui, del fatto della notte, che aveva saputo, e poi in ultimo mi disse, quando le ebbi raccontato delle mezzine:
— Ed io a quell’ora, non potendo dormire, mi ero messa a dire il rosario per lui. Appena