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Fioraccio 167


hai bell’e visto. — E non ci volle ritornare a nessun costo.

Mi ritrovai male... lì in quel momento.... solo in quel modo... volevo andar via anch’io... volevo chiamare.. ma poi dissi: — Qualcuno bisogna che lo faccia, voglio farlo io, il prete me lo ha ordinato e in fin de’ conti levavo uno scandalo... Feci un cor risoluto... l’alzai da una parte, lo rovesciai nella cassa, così come veniva... Un puzzo! un puzzo, Madonna, da levare il respiro! Avanti di mettere il coperchio o che non mi venne fatto di riguardarlo? Sarà stata l’ubbia; o non mi parve che ridesse!.... proprio come da vivo? Buttai il coperchio sopra, e fuggii.... bisogna che lo dica.... fuggii anch’io!

Il priore mi disse di attaccare il baroccio verso le dieci di sera, quando non c’era gente per la strada, e di fermare al camposanto. Ci trovai ad aspettarmi sul cancello il priore, i cappuccini, Cecco, un fratello di Cecco e altri tre, che aveva chiamati il priore. Tutti zitti prendemmo la cassa, la mettemmo sul barroccio; io presi il cavallo per la briglia, e partimmo. Era una notte buia, afosa, si durava fatica a respirare ed a vederci l’uno coll’altro al lume di due lanternoni da compagnia.

A quel che ci ritrovammo per la strada in quella notte Dio solo lo sa. Il barroccio