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164 | Fioraccio |
vestito di rosso e saltar ritto sul muro del camposanto.
— Oh! Va da sè, — dissi io.
— Zitto! — disse il cappuccino, — è proprio il momento di far gli scherzi! Ora non c’è da far altro: torneremo domani sera....
Ed uscimmo dal camposanto. Bisognava sentire come tremava il prete!
— Davvero! Che cose! — non potei fare a meno di dire quando fummo per la strada.
— Zitto! — vi ho detto, — rispose il capuccino. — Pensate piuttosto a pregar Iddio che ci tenga le sue sante mani addosso a tutti.
La mattina il prete mi mandò a chiamare, e mi disse:
— Bisogna portarlo via stanotte in tutte quante le maniere, e voi dovete fare la cassa.
— Ma io non ho mai fatto casse da morto!
— Basta che sia; quando volete farla una cosa vi riesce, e poi, bada lì, ci vorrà dimolta maestria! Anche se le commettiture non combaciano per l’appunto, vorrà dir poco.
— Eh sicuro! — risposi io.... Mi proverò.
— E penserete voi ad incassarlo e ogni cosa.... tornate, quando avete finito la cassa.
Andai a casa, presi certe assi di castagno, le segai e feci la cassa; poi andai alla prioria. Ci trovai il prete coi cappuccini, che discorrevano fra loro.