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160 Fioraccio


— Ho inteso; dite al priore che farò tutto.

Tornai a portare la risposta al priore.

— L’ha risotterrato? — domandai.

— Sì, ma c’è voluto del buono e del bello; non ci voleva tornare a nessun costo; alla fine però ci è andato.

— Comanda? — gli dissi.

— Per ora no; forse stasera potrò aver bisogno di voi. In caso vi manderò a chiamare.

— Sono a casa, vengo subito.

Nell’essere a lavorare non faceva altro che pensare fra me e me che cosa potesse volere da me il prete; mi immaginavo però che dovesse essere per via di Fioraccio. Verso le ventitre venne da me il nipote del priore a dirmi che fossi andato da lui. Andai, entrai nella canonica, e ci trovai due capuccini, che erano venuti per scongiurar Fioraccio. Il priore voleva che ci andassi anch’io.

— E quando bisogna esserci?

— Stanotte.

— Allora bisogna che vada a dirlo a casa.

La mia moglie mi disse:

— O che stai fuori anche stanotte? Non si sa quel che tu vada a fare.

Le inventai non mi ricordo che cosa, e dopo cena tornai alla prioria. Il Priore volle che anch’io cenassi li con lui. I cappuccini non vollero nè bere nè mangiare, e si sentivano