Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
158 | Fioraccio |
scappò e si mise a cantare fuori del camposanto.
— Dev’esser vicino alla mezzanotte.
— Si potrebbe andar via — dissi io — ormai non viene più nessuno.
— Aspettiamo che batta.
— Aspettiamo...
— Zitto, batte.. cinque.. sei.. sette.. otto.. nove.. dieci.. undici.. e dodici.
Mi sentii prendere per un braccio e stringere forte.
— Guarda!
Dov’era sotterrato Fioraccio la terra si alzò adagio adagio, proprio come se gonfiasse per ribollimento, ed uscì fuori lui ritto; stette un momento, e poi ricadde in terra disteso per il verso della buca. Cecco non fece parola, traversò di passo lesto il camposanto, ed escì fuori; io dietro: mi volevo voltare per vedere se era proprio lui.... e sì che il coraggio non mi mancava... gli passai proprio d’accosto apposta, ma non lo guardai... la racconto come sta.... Cecco tremava; si sentiva a discorrere:
— Hai visto? — mi disse.
— Ho visto.... E il cancello non lo chiudi?
— Non vo’ chiuder nulla, deve venir da sè il priore a vedere.... lui che non ci credeva... ci voglio andar ora e tu devi venir con me.
— Ma che ti pare ora questa? — gli feci