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Fioraccio | 147 |
a farla pulita. Per esempio a un suo nipotino di dieci o undici anni, che aveva ritirato in casa, gli diceva ogni mattina nel mandarlo fuori:
— E badiamo di non tornare a casa senza nulla stasera!
E se non portava niente, non gli dava da mangiare, e qualche volta anche lo bastonava.
— Se uno vuol mangiare, bisogna che se lo guadagni! — gli diceva.
Vicino alla bottega di Fioraccio c’era quella di una sua zia vecchia, che non ci vedeva quasi più. Fioraccio le mandava in bottega il ragazzo bell’e ammaestrato a rubarle i quattrini dalla cassetta; e siccome il ragazzo era piccoletto, e allora non ci erano i fogli come ora, gli diceva:
— Alla cassetta ci devi andare, quando la zia tu la vedi sull’uscio, e bada bene di pigliare di quelli bianchi, ma pigliane pochini per volta, perchè altrimenti se ne potrebbe avvedere.
E quando il ragazzo portava qualche moneta di quelle più grosse, Fioraccio gli dava qualche soldo o qualche gingillo. Una volta però videro il ragazzo alla cassetta, e ne toccò quanto un ciuco. Per iscolparsi raccontò le cose, come stavano e disse chi ce lo mandava: ma Fioraccio allora per vendicarsi lo bastonò