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Cecco grullo | 115 |
Apparve un’ombra.
— Toni....
— Chetati imbecille! O che bisogno c’è di fare tutto questo chiasso?
— Credevo che fosse un altro!
— Quando avevo detto di aspettarti, ti aspettavo. — Lasciami accendere la pipa. Per l’appunto principia a piovere.... L’avrebbe a essere proprio una bella nottatina! Basta.... coraggio!
— Tu ne hai dimolto, e invece io ne ho poco.
— Ma mi fai il piacere di dirmi di che cosa hai paura? Io non l’ho mai avuta della gente, figurati degli spiriti. O da una parte non avrei piacere di vederne qualcheduno?
— Sta’ zitto!... Non ci scherzare su queste cose.
— Se vengono, tu senti che orzo con questo randello!
— Andiamo, fammi il piacere: sta’ zitto!
— Allora discorri tu.
Cecco non ne aveva voglia davvero.
Tonino si mise a cantar forte.
Cecco non poteva sentire, e diceva:
— Andiamo, sta’ zitto, Tonino.
E quello seguitava a cantare. Ad ogni nuova folata di vento le foglie cadevano dagli alberi.