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108 | Cecco grullo |
— Tonino, senti: finchè è celia, è celia... Ier sera Cecco mi domandò se volevo fare all’amore con lui. Figurai di non intendere.... me lo ridomandò, e io mutai discorso. Poi come Dio volle andò via, ma sempre così non c'è da fare. E poi siamo giusti. Ogni giuoco è bello, quando dura poco, e ora che ci ripenso...
— Ormai la celia è fatta.
— È fatta.... e fatta da te. E ora tu pensa a disfarla.
— E come?
— Tu devi fare in modo che Cecco non ci torni più a veglia.
— Quando torna, tu gli devi fare qualche smusata.... qualche mossaccia.... Già, me lo figuro, non vorrà capire.
— Io no! Se ti rammenti, quando tu mi dicesti di condurlo per una sera o due, dissi di sì tanto per contentarti; tu hai voluto seguitare a condurcelo, benchè non volessi, e ora tu pensa a riportarlo via! Lo dicevo io che doveva andare a finir così! Chi ha fatto il peccato, faccia la penitenza!
E anche a Tonino la celia principiava a mettere un po’ di pensiero. Una mattina si dà la combinazione che andando alla fiera con un certo Gosto, un capo ameno come lui, e suo fido, si misero a ragionare del più e del meno ed entrarono a discorrere della Lisa.