Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
Cecco grullo | 105 |
navano tutti e due sotto lo stesso ombrello, e Cecco ogni tanto si voltava indietro. Allora Tonino si voltava anche lui per divertirsi a vederlo impaurire.
— Mi par sempre di sentir gente, — diceva, — e poi non c’è nessuno. Non ti par di sentir camminare?
Cecco si voltava e stringeva il braccio al compagno, che godeva a sentirlo tremare. A ogni lume di casa e di tabernacolo Cecco si faceva un po’ di coraggio e discorreva; sparito il lume, non si sentiva più. Quando furono vicini alla casa. Tonino disse:
— Glielo voglio raccontare alla Lisa che tu sei un uomo dimolto coraggioso!
— Non ci sarebbe sugo — rispose Cecco. — Chi ci ha che fare se son fatto così?
Arrivarono.
— Ci devono essere i cani! Eccoli! Bada, perchè son cattivi.
— Quanta paura tu hai! Sta a vedere: Leone, toh!.... Moschino!...
E i cani smisero di abbaiare, andarono incontro a Tonino, ringhiarono un po’ a Cecco e poi andarono a cuccia al pagliaio.
— Che ti conoscono?....
— Cani con cani non si mordono mai. Vien via!
Bussarono all’uscio ed il capoccia fece loro lume da capo scala.