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78 Lo Specchietto


suo organo, che portava sempre con sè, dette la buona notte e disse:

— Vo’ andare, anche a credere di trovare il diavolo!

Uscito dall’uscio si mise a sonare una marciata. Ma ne aveva voglia di suonare! I tuoni facevano una musica più bella della sua.

Entra nella strada e poi nel bosco. Quando arriva ad un borro, chiamato di Casa rotta, vede al lume dei baleni una smotta di terra, che era venuta giù e che gl’impediva il passo lì dove credeva di poter passare.

Dà un inciampone; cade senza potersi rattenere, e ruzzola fin vicino al borro. I baleni erano smessi, e non trovava il modo di alzarsi e di ritornare in su per andare a cercare un altro passo da passare. Furioso com’era, stizzito di dovere star lì, principiò a sagratare e gli scappò detto:

— O che ci sei, diavolo f....

E c’era davvero! Gli apparisce ad un tratto davanti un cavallo tutto bardato, con una sonagliera squillante e certi finimenti, che luccicavano come le stelle.

— To’ chi ti ci ha portato? — disse mio padre, figurandosi che fosse qualche cavallo scappato e dalla strada venuto su pel bosco fin lì. Per vedere di fargli paura, e così per bizzarria, gli principia a suonar l’organino.