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76 | Lo Specchietto |
lenati i maiali, va anche lui allo Specchietto con l’indirizzo che gli aveva dato Paccheri.
Arrivò a Firenze avanti giorno; ancora non avevano aperto alla gabella.
L’ebreo lo conduce nella solita stanza, lo mette davanti allo specchio, e dice anche lui, come aveva detto a Paccheri, che non doveva raccontare nulla a nessuno.
Mio padre dice di sì, e sempre colla bramosia di scoprire chi gli aveva fatto morire i maiali. Che è che non è, a un tratto vede apparire nello specchio proprio visibile la casa nostra e poi vede passare prima mio fratello maggiore Gianni, poi io con un sacchetto in mano, che davo la farina nel trogolo ai maiali e riconosce il sacco, dove si teneva quella de’ girelli. Capì subito come era andata la cosa.
Paga l’ebreo, poi (allora era viva la povera zia Maddalena) va da lei a desinare.
Verso le due vien via da Firenze; per la strada ripensava al fatto e diceva fra sè:
— Guarda che combinazione! E io che ammattiva a pensare chi poteva essere stato! Se non avessi visto da me, non ci crederei. Non mi par vero di tornare a casa per raccontarlo. Guarda quel che vuol dire a far le mire addosso a quello ed a quell’altro!
Per la strada gli si fece buio, e quella sera era proprio uno strantempo; non si vedeva uno