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Debbo peraltro farvi nota altresì, sebben tuttora con sommo mio cordoglio, la morte, seguita del virtuoso Ensebio. Io gli rimandai i favoritimi scritti dentro il tempo fissato, per non abusare della dilui garbatezza, ed egli incarico l’nomo speditogli di dirmi, che procurassi di tornar presto da lui, poichè bramava molto di rivedermi. Ciò non ostante non mi fu possibile per circa un mese far quella gite; ma oh Dio! quanto mi son pentito di non aver’io fatto in modo di anticiparla! io avrei sicuramente veduto altra volte il mio caro Eusebio prima che cessasse di vivere, e avrei dato ad esso quel contento, che quasi presago di avvicinarsi al suo fine, aveva mostrato di desiderare.

Portatomi pertanto un giorno alla di lui casa, mi si fece innanzi la Felicita a pochi passi da quella, in strano modo agiteta, e confusa, asciugandosi di continuo gli occhi con un fazzoletto, e mi dette, con parole interrotte da singulti, la trista nuova della morte di Eusebio. Come!.... esclamai io