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la mia scelta, ed il locandiere presso il quale avevo preso quartiere, mi trovò alla Torre con somma facilità da prendere in affitto una comoda, e pulita Casetta, con un piccolo orto. Fissai pertanto ivi sollecitamente la mia dimora, e fecivi condurre fra non molto la Felicita da Firenze, con la necessaria mobilia, che colà avevamo. Ivi giunta, e veduto nel giorno appresso il paese, lo trovò essa pure aggradevole, e di pace; ed applaudendo alla mia determinazione, mi andava dicendo ― Oh! qui, se Dio vuole, voi viverete più contento. Quì, io spero, devon ormai esser finite le vostre traversie; qui non si deve ormai più pensare che a vivere in calma, ed a godere l’amenità della campagna.

Il presentimento della Felicita non era mal fondato; ma io avvezzo sempre a penare, non sapevo anche abbandonarmi ail’idea piacevole di calma, di godimento. Con tal dubbiezza nell’animo mi portai nella terza sera passeggiando verso la Real Villa dell’Ambrogiana, prossina alla Torre, co-