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ferita, e cumulatevi le tredicimila lire, che mi restavano dei miei assegnamenti di Marsilia, posi questi Capitali in una Banca di tal Città delle più cospicue, e sicure, e incominciai a vivere con i frutti di quelli. Invitai la Felicita a venir meco, se piacevale, per prender la direzione della mia casa; ed essa, che sperava sempre esser da me ricercata, portossi senza frappor dimora ad assumere tale incarico.

In questa vaga città io potevo viver tranquillo, nulla avevo ormai più da temere per la mia sicurezza, sotto la salvaguardia della vigile polizia, e nulla più pareva potesse accadermi di sinistro, quanto a mali morali, per lacerarmi il cuore, non essendovi più alcuna persona, che ne impegnasse potentemente gli affetti; ma che! le ferite già ricevute erano in esso sempre aperte, e gementi, nel mezzo vi esisteva un gran vuoto, ed il mio spirito sempre portavasi anche involontariamente in quel lugubre recinto, e contemplando quei mali, si riproduceva le flebili idee delle loro cause,